La mia prima vera meditazione, una sincronicità incredibile, e un sogno nato tre anni fa.
Era da tempo che lo dicevo:
“Devo iniziare a meditare. Sul serio.”
Non le solite pseudo-meditazioni con una voce in sottofondo che ripete frasi positive, o quelle visualizzazioni guidate in cui ti portano in luoghi tranquilli, perfetti, costruiti nella mente.
Quelle le avevo provate. E mi avevano anche aiutata, a volte. Ma dentro di me sapevo che non era davvero quella la meditazione.
Sentivo che mancava qualcosa.
Che quel vuoto che cercavo di riempire in realtà aveva bisogno di essere ascoltato. Non coperto.
Da un po’ mi tornava in mente un passaggio del libro Leggero come il cielo. Profondo come il mare di Gianluca Gotto.
Descriveva la meditazione come qualcosa di semplice, essenziale, nudo.
Sedersi. Respirare. Stare.
E così quella mattina ho deciso.
Mi sono seduta, finalmente. Per davvero.
A terra, in silenzio. Schiena dritta. Occhi chiusi. Nessuna musica. Nessuna guida. Solo io, il mio corpo, il respiro.
Ed è successo qualcosa.
Durante la meditazione — la prima vera della mia vita — dal nulla mi è venuto in mente Gianluca Gotto.
Il suo volto, il suo nome, le sue parole.
Un pensiero spontaneo, pulito, che affiorava da dentro, senza sforzo.
Ma, come ricordavo bene, riporto il pensiero al respiro e penso solo a quello.
Al qui e ora.
A quel ritmo silenzioso che, finalmente, non cercavo più di forzare.
Ho continuato a meditare. A riportare l’attenzione al respiro, ogni volta che la mente partiva.
Ma quel nome restava lì, con delicatezza.
Solo una volta terminata la meditazione ho realizzato cosa fosse appena successo.
Mi sono detta: Ce l’ho fatta. Ho meditato davvero.
E subito dopo: È successo anche grazie a lui. Alle sue parole. A quel libro.
Poi, come spesso accade dopo certi silenzi veri, è arrivato un ricordo.
Vago, sfocato. Mi è venuto in mente che tempo fa l’avevo taggato in una storia su Instagram, e mi pareva che mi avesse risposto.
Non ricordavo bene, ma qualcosa dentro di me mi ha spinta a controllare.
Apro i messaggi su Instagram. Ed eccolo lì:
“Buona lettura Letizia.”
Un messaggio semplice, gentile.
Ma a quel punto ero curiosa. Volevo capire quando fosse successo.
Così — cosa che non faccio mai — sono andata nell’archivio delle storie.
E lì, mi si è fermato il cuore.
Trovo una storia di esattamente tre anni fa. Lo stesso giorno.
Tre anni prima, nello stesso identico giorno in cui avevo appena meditato e avevo lanciato il mio progetto.
La foto era di Lanzarote, durante la mia prima settimana lì.
Mi ricordo come fosse adesso: ero seduta a guardare l’oceano, in silenzio. E all’improvviso mi era arrivata un’idea potente, luminosa.
Un’intuizione.
Un progetto che unisse tutte le mie passioni: attività outdoor, meditazione, ascolto profondo, esperienze psicologiche e spirituali.
Non avevo ancora idea di come l’avrei realizzato.
Ma era nato lì, in quel momento.
E sai cosa avevo scritto sotto quella foto?
“Qui e ora.”
Come se, senza saperlo, stessi lasciando un segnale a me stessa per il futuro.
E quel futuro… era oggi.
Esattamente tre anni dopo.
Lo stesso giorno. Il giorno del lancio ufficiale del mio progetto.
Mi sono commossa.
Non solo per la bellezza della coincidenza, ma per la perfezione con cui la vita, a volte, ci riporta esattamente dove tutto è cominciato.
Un ciclo che si chiude. Un segnale chiaro. Un dono.
Oggi non ho solo meditato.
Oggi ho riconosciuto un filo invisibile che ha tenuto insieme tutto per tre anni.
Un’intuizione che sembrava lontana, e che invece stava solo aspettando il momento giusto per manifestarsi.
Perché quando segui la tua verità, l’universo non dimentica. Ti osserva. Ti guida. E, nel giorno perfetto, ti riporta esattamente dove tutto è cominciato